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L’AVARO IMMAGINARIO
L’AVARO IMMAGINARIO

90 min

Lingua: Italiano

Regia: Enzo Decaro

Con: Enzo Decaro, Nunzia Schiano, Luigi Bignone, Carlo Di Maio, Massimo Pagano, Giorgio Pinto, Fabiana Russo, Ingrid Sansone

Sette quadri, un prologo e un epilogo. È un viaggio nel teatro, quello di Molière in primo luogo, ma
non soltanto… È anche un viaggio nel tempo quello del Seicento, un secolo pieno di guerre,
epidemie, grandi tragedie ma anche di profonde intuizioni e illuminazioni che non riguardano solo
“quel tempo. Ed è anche il viaggio, reale e immaginario, di Oreste Bruno, da Nola, e la sua famiglia,
che è poi anche la sua Compagnia viaggiante di teatranti: è la tipica “carretta dei comici” tanto cara
sia a Peppino che a Luigi De Filippo. È il viaggio verso Parigi, verso il teatro, verso Molière. Ma anche
una fuga: dalla peste, da una terribile epidemia che ha costretto i Nostri a cimentarsi in un
avventuroso viaggio verso un sogno, una speranza o solo la salvezza. Lungo il percorso, quando “la
Compagnia” arriva nei pressi di un centro abitato, di un mercato o di un assembramento di persone,
ecco che il “carretto viaggiante” diventa palcoscenico e“si fa il
Teatro”. E col “teatro” si riesce anche a mangiare, quasi sempre.
Infatti, grazie agli stratagemmi di tutti i componenti della famiglia
teatrale, si rimedia il pasto quotidiano o qualche misera offerta in
monete o, più spesso, qualche pezzo di animale già cucinato
offerto come compenso della esibizione sul palco-carretto,
manco a dirlo, delle opere di Molière (L’Avaro e il Malato
Immaginario sono “i cavalli di battaglia” di cui vengono proposti i
momenti salienti, opportunamente adattati al luogo e agli
astanti). Gli incontri durante il viaggio, sorprendenti ma non tutti
piacevoli, l’avvicinamento anche fisico a Parigi, al teatro di
Molière, la “corrispondenza” che il capocomico invia
quotidianamente all’illustre “collega”, la forte connessione tra il
mondo culturale e teatrale della Napoli di quel tempo (con
Pulcinella che diventa Scaramouche) con quella francese, di
Molière ma forse ancor più di Corneille (che si celerebbe sotto
mentite spoglie dietro alcune delle sue opere maggiori) la pesante
eredità del pensiero di uno zio prete di Oreste Bruno, Filippo detto poi Giordano, scomparso da
alcuni decenni ma di cui per fortuna non si ricorda più nessuno, e la morte in scena dello stesso
Molière poco prima del loro arrivo a Parigi, renderanno davvero unico il viaggio di tutta la
“Compagnia di famiglia” commedianti d’arte ma soprattutto persone “umane”, proprio come la
grande commedia del teatro, dove “tutto è finto, ma niente è falso”.

90 min

Lingua: Italiano

Regia: Enzo Decaro

Con: Enzo Decaro, Nunzia Schiano, Luigi Bignone, Carlo Di Maio, Massimo Pagano, Gi...

Sette quadri, un prologo e un epilogo. È un viaggio nel teatro, quello di Molière in primo luogo, ma
non soltanto… È anche un viaggio nel tempo quello del Seicento, un secolo pieno di guerre,
epidemie, grandi tragedie ma anche di profonde intuizioni e illuminazioni che non riguardano solo
“quel tempo. Ed è anche il viaggio, reale e immaginario, di Oreste Bruno, da Nola, e la sua famiglia,
che è poi anche la sua Compagnia viaggiante di teatranti: è la tipica “carretta dei comici” tanto cara
sia a Peppino che a Luigi De Filippo. È il viaggio verso Parigi, verso il teatro, verso Molière. Ma anche
una fuga: dalla peste, da una terribile epidemia che ha costretto i Nostri a cimentarsi in un
avventuroso viaggio verso un sogno, una speranza o solo la salvezza. Lungo il percorso, quando “la
Compagnia” arriva nei pressi di un centro abitato, di un mercato o di un assembramento di persone,
ecco che il “carretto viaggiante” diventa palcoscenico e“si fa il
Teatro”. E col “teatro” si riesce anche a mangiare, quasi sempre.
Infatti, grazie agli stratagemmi di tutti i componenti della famiglia
teatrale, si rimedia il pasto quotidiano o qualche misera offerta in
monete o, più spesso, qualche pezzo di animale già cucinato
offerto come compenso della esibizione sul palco-carretto,
manco a dirlo, delle opere di Molière (L’Avaro e il Malato
Immaginario sono “i cavalli di battaglia” di cui vengono proposti i
momenti salienti, opportunamente adattati al luogo e agli
astanti). Gli incontri durante il viaggio, sorprendenti ma non tutti
piacevoli, l’avvicinamento anche fisico a Parigi, al teatro di
Molière, la “corrispondenza” che il capocomico invia
quotidianamente all’illustre “collega”, la forte connessione tra il
mondo culturale e teatrale della Napoli di quel tempo (con
Pulcinella che diventa Scaramouche) con quella francese, di
Molière ma forse ancor più di Corneille (che si celerebbe sotto
mentite spoglie dietro alcune delle sue opere maggiori) la pesante
eredità del pensiero di uno zio prete di Oreste Bruno, Filippo detto poi Giordano, scomparso da
alcuni decenni ma di cui per fortuna non si ricorda più nessuno, e la morte in scena dello stesso
Molière poco prima del loro arrivo a Parigi, renderanno davvero unico il viaggio di tutta la
“Compagnia di famiglia” commedianti d’arte ma soprattutto persone “umane”, proprio come la
grande commedia del teatro, dove “tutto è finto, ma niente è falso”.
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